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C’era una volta

Claudia Legnazzi nasce a Milano e vive in un universo fatto di mercatini, antichità, modernariato, design, cibo, amore per le persone per bene, per la preziosa natura vegetale e per la meraviglia che riesce sempre a suscitare ad ogni suo risveglio, per l’amicizia.
Le creazioni di Claudia nascono dall’amore di fare, di compiacere, di compiacersi ma soprattutto di far confluire la bellezza del mondo e lo stupore per le cose in combinazioni preziose che possano raccontare i giorni in modo inedito.
Dopo una formazione eclettica, fatta di tentativi volti alla definizione di un’identità, Claudia studia design del gioiello all’Accademia di Moda e Costume di Roma per proseguire con più determinazione studiando Oreficeria e infilatura alla Scuola Orafa Ambrosiana di Milano. Per anni assisterà una delle maison di gioielleria Made in Italy più importanti.
Avrà modo di precisare ulteriormente la sua prassi, la sua conoscenza e la sua passione per le pietre preziose e semipreziose.


Stone Addicted è l’esito di una passione che si combina con la dimensione creativa, di una dedizione che si confronta con la manifattura artigianale di una tradizione, quella orafa, antica e scrupolosa che richiede una creatività silenziosa e paziente ma imprevedibile e stupefacente.
Le creazioni di Claudia disegnano un genoma fatto di combinazioni fra pietre preziose e semipreziose, metalli e bagni che nella loro semplicità essenziale definiscono un dna singolare e sofisticato.

 

 

Ho avuto chiaro penso dall’asilo che la vita è troppo bella per ripetere le stesse azioni tutti i
giorni. La bellezza (non mi riferisco alla bellezza superficiale) e l’ordine sono aspetti
fondamentali per me: trovo bellezza quasi ovunque e devo mettere in ordine quasi sempre tutto.
E ho il vizio di contare tutto. La creatività mi ha salvata senza dubbio. Il sentirmi fuori dal coro
in ogni coro di cui abbia volente o nolente fatto parte, ha fatto si che mi rifugiassi sempre (anche
oggi, anche se oggi essendo un’adulta consapevole non mi capita più di sentirmi a disagio) in
quella realtà di cose che potevo costruirmi da sola

(Claudia)